mercoledì 24 aprile 2024

Per domani: 25 APRILE

Ho trovato questa bella pagina (perlomeno a me è molto piaciuta) e in occasione del 25 Aprile, "Festa della Liberazione", ve la voglio proporre. La parola LIBERAZIONE io la voglio qui intendere come liberazione da ogni guerra. 
Il libro, più precisamente il volume, da cui è tratta, fa parte di una serie di tre dedicati alla storia del Corpo degli Alpini; bellissimi!!! Raccolgono storia, leggende, tradizioni, canti, motti e tanto altro sugli Alpini. Dalla nascita come Soldati il 15 Ottobre del 1872 ai giorni nostri, o meglio, ai giorni in cui i volumi sono andati in stampa 1978 

alpini storia e leggenda edito da Compagnia Generale Editoriale 


RECLUTE

Non erano reclute comuni.
Niente fiori al cappello, niente allegrezze, niente canzoni. Avevano visto i giovani colare a picco in fiume le vecchie mutande e camicie tra scherzi e grida di evviva.
Ma questi son padri tristi e quieti che non si aspettavano la chiamata. 
32 anni: saltare non è più un piacere; cambiare non è più distrazione.
Stanno silenziosi e tranquilli come una squadra operaia che aspetti il suo turno di paga. Un solo signore tra loro, strano nel suo soprabito a campana.
Tutti contadini in giacchetta; più usati di me come corpo, quantunque della mia leva; parecchi bevuti, come sempre il montanaro nelle emozioni. Si provavano le uniformi, si mettevano i fregi con imbarazzo, come roba non da loro: con un senso di ridicolo penoso.
I giovani li han da mostrare alle morose; ma questi bisognerà che rimettano l'abito vecchio per non spaventare i bambini.



Si son lasciati incolonnare senza chieder nemmeno dove andavamo.
Solo un nanerello mattacchione venuto d'America è riuscito a far ridere la compagnia, quando ha alzato la coda a una vacca e le ha baciato la fessa chiamandola: me nona.
Pioveva lugubremente; qualcuno aveva sottobraccio l'ombrello che, ormai, non si può più aprire.
Andavano già al passo, da soli, naturalmente disciplinati.
E si scusavano di non sapere.
Volevo dir loro qualcosa: ma anch'io soldato novizio, ero imbrogliato.
Quantunque capissi i loro pensieri.
Sono al mio stesso punto di vita, e come me sono padri.
Ogni età ha i suoi pensieri comuni.
Questo mi potrà aiutare. 
Li ho accompagnati ai paglioni. Ogni tre uomini, due.
Nessuna osservazione.
Poi al silenzio son ripassato.
Camminavo in mezzo ai corpi abbandonati sul grigio. Tutto uniforme, tutto uguale; eppure ciascuno i suoi ricordi e i suoi affetti; ciascuno una sua storia di uomo.
Ho sentito il bisogno di dar loro un segno di cura.
Ho detto: buonanotte figlioli. E tutti han risposto: buonanotte.
Nessuno era addormentato.

PIETRO JAHIER ( da "Con me e con gli alpini")
In principio l'uniforme era quella di fanteria,
 ma pio fu modificata con l'adozione
dell'inconfondibile ornamento sul cappello



domenica 21 aprile 2024

E col sole, il caldo, le piogge, arrivano gli INSETTI

Il libro di cui vi scrivo oggi, veramente molto bello anche graficamente, è stato distribuito dalla 
CASSA DI RISPARMIO DI PIACENZA E VIGEVANO 
e stampato dalla VALLARDI nel 1985
a cura di Michael Chinery ha per titolo:
"GUIDA ALLA NATURA in Italia e in Europa"
Di questo ho scelto di riportarvi la presentazione degli insetti, dato che proprio in questo periodo iniziano a popolare case, giardini, balconi, ecc.(solo in rari casi ben accetti).



GLI INSETTI 
Quella degli Insetti non è solo la più vasta Classe degli artropodi, ma è la più ricca, in senso assoluto, di tutto il Regno Animale, in quanto comprende circa un milione di specie conosciute e certamente altrettante o più che non sono ancora state scoperte e classificate.

Gli insetti presentano due tipi principali di cicli biologici.
Nel primo tipo, di cui è un esempio la cavalletta,
i giovani assomigliano già molto agli adulti, 
a parte il fatto che non hanno ali funzionanti.
Seguono questo tipo di sviluppo
le libellule, le cimici e le forficule.

La loro straordinaria fortuna è dovuta alle loro piccole dimensioni (la loro dimensione media è quella del riso) che ha permesso di occupare tutti gli habitat e in parte al fatto di poter vivere in numero stragrande in piccole aree.

Questo tipo di stadio giovanile è detto ninfa;
la quale si nutre all'incirca come l'adulto.
Periodicamente la ninfa muta la pelle,
 o meglio il tegumento....
Questi sono gli insetti a metamorfosi incompleta,
attraverso la quale la forma adulta è raggiunta gradatamente.

Gli insetti adulti possono essere riconosciuti tali, quasi tutti, dal fatto di avere tre paia di zampe, un paio di antenne e il corpo nettamente diviso in tre parti: capo, torace, addome. La gran parte degli adulti ha anche due paia di ali, ma vi sono anche molte specie attere, senza ali, e alcune che hanno solo un paio. Anche la forma delle ali è quanto mai varia.

Il secondo tipo di ciclo biologico,
quello che presenta una metamorfosi completa,
lo osserviamo nelle farfalle, nelle api e nei coleotteri.
in questo caso il giovane insetto è completamente
 diverso dall'insetto adulto. 

Pochissimi sono gli insetti che vivono nel mare, mentre se ne trovano numerosissimi in quasi tutti gli ambienti terrestri e d'acqua dolce, in quanto si nutrono di un po' di tutto, dal nettare al legno, dal sangue allo sterco.

Appena sgusciato dall'uovo si sviluppa in una larva o bruco,
ben diversa dall'adulto e con una dieta del tutto diversa.
La larva "muta" periodicamente, ma non acquista
gradatamente la forma dell'adulto, e non ha ali.
Da larva diventa pupa o crisalide, e da questo stadio 
il suo corpo si trasforma direttamente in quello di adulto.


In relazione a questa varietà di diete gli insetti hanno parti boccali estremamente specializzate, da sottili tuboli per suggere il nettare sino a forti mascelle per rodere il legno.

Tipicamente un insetto ha il corpo diviso in tre parti.
Le ali e le zampe sono tutte inserite sul torace.



mercoledì 17 aprile 2024

Ad Aprile la "forza" della PRIMAVERA ci trasforma...

Il libro di oggi, come il precedente, fa parte di una collana edita dalla casa editrice BOMPIANI. Questo di oggi scritto da Elizabeth Goudge ha per titolo  L'ERBA DELLA GRAZIA ed è stato pubblicato nel 1955. La pagina che trascrivo parla della forza travolgente della primavera in un animo sensibile.



Ben concluse, e non era la prima volta, che tutta la sua famiglia era proprio pazza; per cui rivolse l'attenzione, come la nonna gli aveva consigliato, al panorama.
Ne fu largamente compensato e in pochi minuti aveva dimenticato la famiglia, l'automobile, lo scopo della gita, tutto, tranne il flusso e riflusso dei colori, la forte vibrazione del cielo, il volteggiare delle nuvole e degli uccelli, le curve dei verdi prati in declivio che fuggivano sotto il suo sguardo, e la sua profonda vita interiore, che bussava quasi dolorosamente contro una porta chiusa; poi la porta cedeva ed egli si riversava al di fuori, trattenendo dentro di sé, in cambio, i colori nel sangue, il movimento nei muscoli, la forza nelle ossa e l'essenza di quel mondo primaverile trasformata in essenza propria, parte di lui, per sempre.



 Tornato a casa avrebbe cercato, o di dipingere quel che aveva veduto, o di scrivere una poesia, affinché colori, movimento e forza, che aveva assorbito nel sangue, nei muscoli e nelle ossa, si riversassero sulla carta o sulla tela.
Ma non avrebbe mostrato i suoi tentativi né a suo padre né a sua madre....
Aveva compreso.... che era meglio far così.



giovedì 11 aprile 2024

Restiamo in Francia per visitare un monumento

Un monumento (come tanti altri) che parla di guerre passate e che avrebbe dovuto insegnarci a evitarne di nuove, ma così non è.

Da Casa sul fiume di FOSTER edito Bompiani 1950



 (Ma la prima guerra mondiale non sconvolse veramente la nostra atmosfera sonnolenta: in un certo senso non toccò neanche la nostra città - dove su due o tre muri di mattoni ancora si potevan vedere, riempiti e rappezzati, i buchi fatti dalle palle dei nostri cannoni, - con la violenza con cui toccò le città grandi e più moderne. I villaggi della Francia settentrionale erano assai lontani dalle nostre strade ombrose in cui la cavalleria aveva combattuto a corpo a corpo con la sciabola sguainata per una Causa ch'era la nostra. 



Alcuni ragazzi del paese partirono, e tre di essi non ritornarono. Dopo la guerra, su un masso di pietra nativa, trascinato giù dalle colline sin sulla piazza, la città scrisse i loro tre nomi, profondamente incidendoli nella pietra, insieme con questa dichiarazione di compromesso a cui si giunse soltanto dopo molte violente discussioni e risoluzioni nelle riunioni del comitato:
Questi nostri figli son morti, o Straniero, perché i tuoi non debbano più morire in guerra.
Non ti chiedono di ricordare: ma noi ricorderemo finché altri ragazzi giocheranno su quest'erba.



C'era in queste parole tutto lo spirito della nostra città. E al disopra della pietra fu collocato un alto tubo di ghisa dipinto in bianco - era una piccola città molto povera - che portava in cima quella che un pomeriggio di domenica fu consacrata come Face Perpetua. Era quasi sempre accesa. di quando in quando la lampada elettrica bruciava e nessuno era incaricato di rinnovarla. Ma il cannone della guerra civile dinanzi al palazzo del tribunale era sempre forbito e lucido.)


...Finché ho potuto vivere, ho creduto e giurato nella vita come se fosse il mio Dio; e in realtà così era...
Dalle Lettere di Henry Adams

martedì 9 aprile 2024

La nostra passeggiata nel mese di APRILE ci porta in Normandia...

Passa il tempo velocemente, e io sono la solita pigra. Ma eccomi con la pagina di un libro che vi ho già presentato diverso tempo fa, forse quando vi ho elencato i miei "10 libri preferiti". Mi piace sempre rileggerlo ed è proprio adatto a questo mese:

Ballata d'aprile di Olga Visentini   ANTONIO VALLARDI EDITORE  1952



Al girar di quell'indice proteso, essi videro molto di più di quel che non era apparso, al primo giungere, al loro distratto sguardo di fuggiaschi: un giardino perfettamente ravviato, dove i rosai ancor nudi, ma rossi di gemme, si drizzavano tra le aiole orlate qua di erba setata, là di primule tutte sbocciate; più oltre vi erano giacinti in due rettangoli eguali, l'uno rosa, l'altro d'un celeste viola, e la rotonda dei tulipani rossi e gialli, ancora chiusi tra le brattee lucide, in contrasto col verde smorto ed opaco delle foglie spadiformi dei giaggioli messi intorno ad appezzamenti, irti di cespugli d'altri fiori, fino alla siepe di cinta, coperta di caprifoglio sempreverde e dal glicine appena gemmato.



Di fronte stava il palazzotto, in pietra grigia, in parte cinto d'edera, in parte inverdito dai licheni e dalle borraccine, così da dare l'impressione, nella sua tozza struttura sotto il tetto spiovente, d'un blocco di smeraldo, dove si aprivano i rettangoli cupi delle finestre e quello della porta d'entrata, cui si accedeva per tre gradini alti, un poco slabbrati, egualmente verdastri.



Ai lati dell'edificio, e diffusa per una considerevole estensione, biancheggiava l'aerea fioritura di molti meli, di quelli alti e snelli che formano l'orgoglio della Normandia, dalle chiome ampie, ricche di fronde, intrecciate le une alle altre, in un trionfo lieve e innocente, cedevole ai soffi dello zefiro; e l'erba sotto era tutta sparsa di petali.




E il gaio usignolo
che affolla e affretta e fa precipitare,
con veloce, fitto gorgheggio, le sue deliziose note,
come se fosse timoroso che una notte d'aprile
sia per lui troppo breve per esprimere
il suo canto d'amore e liberare l'anima colma
di tutta la sua musica.
Coleridge